Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 28 gennaio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperto un meccanismo mediante il quale l’α-sinucleina induce morte cellulare nel Parkinson. Friedrich Lewy, lavorando nel laboratorio di Alois Alzheimer, descrisse le inclusioni cellulari caratteristiche della malattia di Parkinson, poi definite “corpi di Lewy”, il cui studio biochimico ha rivelato che sono costituite da α-sinucleina, inaugurando il campo di studi delle sinucleinopatie. Nonostante decenni di intense ricerche, fino ad ora il rapporto fra la molecola codificata dal gene SNCA sul cromosoma 4q23 e la perdita dei neuroni dopaminergici nigro-striatali è rimasto sconosciuto. Ora, Seong Su Kang e colleghi hanno scoperto che l’α-sinucleina interagisce con la proteina neuroprotettiva PIKE-L in una maniera dipendente dalla fosforilazione di S129 e sequestra PIKE-L nei corpi di Lewy, portando all’iperattivazione di AMPK, con conseguente morte cellulare dei neuroni dopaminergici. Lo studio, presentato da Solomon H. Snyder, sarà pubblicato su PNAS USA [Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.1618627114, 2017].

 

La squalamina inibisce l’aggregazione dell’α-sinucleina e ne sopprime la tossicità. La squalamina, un prodotto naturale con attività anticancro ed antivirale, impedisce l’aggregazione in vitro e in vivo di α-sinucleina, interagendo con le vescicole lipidiche e così bloccando le prime fasi del processo aggregativo. La squalamina è anche risultata in grado di neutralizzare la tossicità degli oligomeri di α-sinucleina presenti nel neuroblastoma umano, in uno studio al quale hanno preso parte Fabrizio Chiti, Roberta Cascella e Cristina Cecchi del Dipartimento di Scienze Biomediche Cliniche e Sperimentali dell’Università di Firenze, ed è stato condotto da Christopher M. Dobson e Michele Perni del Dipartimento di Chimica dell’Università di Cambridge con colleghi dei National Institutes of Health di Bethesda e di altri istituti scientifici internazionali. [Perni M., et al., A natural product inhibits the initiation of α-sinuclein aggregation and suppresses its toxicity. PNAS USA – Epub ahead of print doi:10.1073/pnas.1610586114, 2017].

 

Il tessuto adiposo viscerale è associato a malattia dei piccoli vasi cerebrali. L’associazione fra malattia dei piccoli vasi cerebrali, definita da iperintensità della sostanza bianca e infarti lacunari, già ipotizzata e rilevata, è stata confermata da uno studio condotto su 2046 soggetti. [Kim K. W., et al. Int J Obes AOP doi:10.1038/ijo.2017.13, 2017].

 

Nuovi loci genici associati al volume dell’ippocampo e al rischio di malattie neurologiche e psichiatriche. Uno studio di vastissima cooperazione, realizzato con il contributo di centinaia di genetisti, ha identificato 6 loci genici, di cui 4 nuovi, associati al volume di formazioni ippocampali quali il giro dentato, il subicolo, CA1 e la fissura. Le varianti genetiche associate ad un volume ridotto presentavano anche un accresciuto rischio di malattia di Alzheimer. Ulteriori studi chiariranno il rapporto con la suscettibilità allo sviluppo di malattie neurologiche e disturbi psichiatrici di ciascuna variante in grado di influenzare il volume ippocampale. [Nat Commun 8: 13624, Jan 18, 2017].

 

Il più grande studio sulla depressione post-partum rivela dati importanti. Uno studio nazionale prospettico è stato condotto in Svezia su un campione di dimensioni superiori a quelle di ogni altro negli studi precedenti. L’analisi dei dati ha rivelato che nelle donne con un’anamnesi positiva per episodi depressivi il rischio di depressione post-partum era 20 volte maggiore. A differenza di quanto si ipotizzava, il diabete gravidico era indipendentemente associato solo con un lieve aumento di rischio di depressione materna successiva alla nascita. Infine, la storia di depressione della madre ha un effetto modificante su fattori di rischio prenatali e perinatali per lo sviluppo di questa sindrome depressiva. [Depress Anxiety AOP doi: 10.1002/da.22597, Jan 18, 2017].

 

Un nuovo metodo di registrazione della risonanza magnetica nucleare (RM) nel primo anno di vita. Un metodo di registrazione della RM cerebrale basato sull’apprendimento è stato sperimentato su bambini di 2 settimane, 3 mesi, 6 mesi e un anno di vita, con risultati più accurati e chiaramente definiti di quelli ordinariamente ottenuti con i metodi correnti. [Cfr. Med Phys. 44 (1): 158-170, 2017].

 

Gli astrociti reattivi neurotossici sono indotti dalla microglia attivata. Danni e malattie del sistema nervoso centrale determinano una forte induzione di astrociti reattivi, ma il ruolo di queste cellule non è ancora ben compreso. Liddelow e colleghi dimostrano che la microglia attivata induce un tipo di astrociti da loro definito A1 mediante Il-1α, TNF e C1q. Gli A1 perdono la capacità di indurre crescita, sopravvivenza e sinaptogenesi, e inducono morte neuronica ed oligodendrogliale. Se si bloccano gli A1 si riesce a prevenire la morte dei neuroni con assone reciso. Infine, gli A1 sono abbondanti nella malattia di Alzheimer, nel Parkinson, nell’Huntington, nella SLA e nella sclerosi multipla. [Liddelow S. A., et al. Nature 10.1038/nature21029, 2017].

A proposito di astrociti, si ricorda che nelle “Notule” della scorsa settimana (v.) abbiamo riportato il rilascio di IL-15 da parte degli astrociti dopo ictus.

 

La conoscenza storica delle donne dell’antico Egitto per migliorare la condizione delle donne arabe di oggi. “Le donne nella regione araba sono mediamente più svantaggiate economicamente, politicamente e socialmente delle donne di altre regioni” si legge in uno studio che, seguendo la teoria Bandura dell’apprendimento sociale, sostiene che la conoscenza dell’enorme contributo che hanno dato le donne dell’antico Egitto alle scienze, alle arti e alla cultura in generale possa migliorare la condizione sociale e la qualità del ruolo delle persone di sesso femminile che vivono in Medio Oriente e, in particolare, nei paesi arabi. A questo scopo, il saggio di Khalil R. e colleghi presenta una rassegna elaborata del ruolo di genere delle donne egiziane antiche, delineando le caratteristiche, sulla base di documenti storici, della loro preminenza, eccellenza e influenza nelle società di quell’epoca. La documentazione di donne che hanno governato l’Egitto come faraoni ha aggiunto un altro aspetto importante per la comprensione della fama e dell’ammirazione di cui godevano le egiziane presso le altre civiltà del bacino del Mediterraneo. Nell’articolo si discute il possibile impatto psicologico di queste nozioni sulla coscienza, oltre che sulla cultura, di donne e uomini mediorientali di oggi. L’auspicio formulato nel saggio, e condiviso da numerose partecipanti all’iniziativa “Donne di Cervello”, è che questa conoscenza possa motivare e sostenere, attraverso una coscienza condivisa, l’avvio di un movimento tanto esteso e determinato da consentire di riprendere una via di civiltà smarrita da troppo tempo. [Khalil R., et al. Front Psychol 7:2053, Jan 5, 2017].

 

Notule

BM&L-28 gennaio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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